venerdì 28 novembre 2008

Rimacce politiche

Mi scuso sin da subito.. mi rendo conto che faccia un po’ pena, ma è la prima volta che scrivo satira e per giunta in rima, ma in qualche modo ci si deve pur sfogare per la politica attuale!

E dal secondo semestre duemilasette
Sembra che scippi e rapine non siano più commesse.
Così, i lodevoli Tg, ci narrano!
Ah, Fasulli!
I reati non sono mica diminuiti,
che c’avete preso per rincoglioniti?
Coglion noi siamo per partito,
ma non certo per ingegno e per cultura,
tant’è vero che la cronaca nera,
e pur la paura,
fin dai tempi di Cesare eran usati per far bella figura!

Adesso che siam nella crisi,
dobbiam essere tutti più felici,
“L’ottimismo è il profumo della vita”!
-Si grida a più non posso-
Tanto che ce frega se poi ci buttano in un fosso!

L’ombra dei comunisti
Si staglia con rumori sinistri,
nelle folle e nelle discussioni,
al grido
Noi ci siamo rotti i maroni!
“La vostra crisi non la paghiamo”
Né con la cultura, né volando lontano!

E con trottare
il cavaliere,
basso ma fiero,
che siede in alto sul suo destriero,
annuncia:
C'è una manipolazione!
Ebbene sì, dell’informazione!
Che coerenza!
Ci vuol davvero tanta pazienza.
Da colui che è il Re dell’apparenza
Che si fa anche il lifting per render bella la presenza!

Infondo che c’importa dell’essenza,
quella mica ti porta alla Presidenza!

Martina R.


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sabato 22 novembre 2008

Ammirazione

E’ semplicemente incredibile…

Non so quale altro vocabolo potrei utilizzare per descrivere un amico che conosco da tanti anni e che nonostante tutto riesca sempre a sorprenderci per la sua intelligenza e per la sua bontà.
Sono rimasta letteralmente senza parole… è un bellissimo gesto… inaspettato seppur semplice…
E pensare che ogni giorno queste cose sono sotto i nostri occhi…tuttavia non sempre le vediamo.
Non è niente di così speciale in sé per sé, ma sono proprio questi gesti che fanno la differenza e che riconducono la mente, sempre troppo distratta dalla confusione e dal “tram tram” quotidiano, a focalizzare l’ attenzione su ciò che potremmo fare, sempre di più, per gli altri.
Dobbiamo ringraziare per avere vicino a noi persone così.. per sperare di vivere in un mondo migliore, per impegnarci tutti di più, anche se in modi diversi…
Sarà utopia, ma nonostante tutto c’ho sempre creduto e voglio continuare a crederci.


“Ognuno di noi non è altro che una piccola goccia in un mare di anime, ma ogni singola goccia può fare la differenza”

sabato 8 novembre 2008

Esperienza.. visita al carcere di Sollicciano

Giovedì mattina 6 novembre, Linda è passata a prendermi alle ore 7,30 per andare insieme alla visita al carcere di SOLLICCIANO. Dopo aver trovato sapientemente la strada (se non altro ho un buon senso dell’orientamento.. sicuramente merito del babbo), abbiamo parcheggiato e ci siamo dirette verso l’ingresso visitatori. Eravamo una trentina circa, per lo più ragazzi e ragazze che avevano fatto il seminario di filosofia con noi, del resto fu proprio il professore a prometterci questa visita al carcere, che abbiamo potuto fare solo adesso, dato il ritardo del permesso da parte del Ministero della Giustizia. Arrivati tutti, compreso uno degli assistenti del professore, che tra l’altro fa parte dei volontari del circondario di Sollicciano, abbiamo consegnato i documenti alla guardia e ci hanno condotto in un’aula, dove abbiamo parlato col Commissario, capo di dipartimento della polizia penitenziaria, e con un professore, capo di dipartimento delle attività trattamentali.

Dopo una prima illustrazione di come si svolga la vita nella casa circondariale, è iniziata la nostra visita vera e propria.. un’esperienza senz’altro da fare, che ti avvicina a quella parte di popolazione che costituisce proprio “il fallimento” della società, di quella stessa società che la emargina, che la guarda con disprezzo e diffidenza, senza pensare che ognuno di noi ha una piccola parte di colpa, anche se indirettamente.

Il Commissario ci ha fatto notare più volte che quella dei detenuti sia una scelta, in quanto, se decidi di delinquere, sai che prima o poi finirai in carcere. E’ vero, senz’altro, e ci ha ripetuto di non farci intenerire, dal momento che se si trovano lì è proprio perché hanno fatto quella scelta, motivo per cui non sono “tutti poveri cristi”. Questo non lo metto in dubbio. Ma il problema si pone nel momento in cui l’art. 27 della nostra Cost. prevede che la pena sia RIEDUCATIVA. E’ un argomento complesso e difficile da affrontare, che presuppone una profonda conoscenza della situazione esistente, motivo per cui mi limiterò a descrivervi un episodio, senz’altro significativo.

Una volta giunti nella biblioteca, tra l’altro poverissima di libri e di una difficoltà elementare-media, dato il bassissimo livello d’istruzione della popolazione carceraria (altro elemento da sottolineare che si spiega da solo, riguardo a chi finisca in carcere), sono stati fatti entrare dei detenuti che, per loro grande fortuna, erano riusciti a rientrare tra le 30 persone che potevano accedere alla scolarizzazione elementare e media. Nel momento in cui sono entrati, le guardie ci hanno fatto spostare verso un lato della stanza, mentre noi, inconsciamente ci eravamo già stretti l’uno vicino all’altro, il più a ridosso possibile del muro. Non sapendo come rompere il ghiaccio, ha iniziato a parlare il professore che ci aveva accompagnato, invitando ad illustrare la giornata tipo di queste persone al loro insegnante. Alcuni di loro erano entusiasti di vedere persone che facevano parte del mondo esterno, tanto da continuarci a chiedere di fargli domande, così la discussione è iniziata e piano piano, senza neanche accorgercene, ci siamo avvicinati a loro, sempre di sempre, sempre di più, fino a stringere un cerchio. Il loro insegnante era soddisfatto e alla fine della discussione ci ha fatto notare, quanto il linguaggio del corpo riesca a dire, a fare e a manifestare inconsciamente, come la barriera che si trovava tra noi e loro (l’utilizzo dei pronomi stessi indica la distanza) si sia a mano a mano abbassata. E’ stato bellissimo. Al momento dei saluti, mentre i detenuti si stavano già allontanando, l’insegnante si è voltato improvvisamente verso di noi e guardandoci con attenzione ci ha detto: “Voi, oggi, con questa esperienza, non avete imparato nulla…ricordate NULLA”, poi se n’è andato, al che ci è stata la battutina fredda del commissario, evidentemente irritato.

Abbiamo, così, continuato la nostra visita, incrociando, tra l’altro, anche altri detenuti, certamente meno “amichevoli” e , dite quello che vi pare, ma facevano veramente paura, senza parlare del modo in cui ci hanno guardato tutti, ma in particolare noi ragazze… non a caso Linda, Virna, Stella, Martina ed io ci siano voltate tutte, per evitare di incrociare il loro sguardo. Del resto, a Sollicciano sono presenti tutte le tipologie di detenuti: Comuni, Alta Sicurezza (reati di mafia e camorra), Tossico dipendenti, 41 bis (di cui non conosco il genere), transessuali, internati, osservandi, protetti e semiliberi. La popolazione detenuta attuale è pari a 850 unità di cui una novantina è costituita da donne, suddivisi in base a condanna definitiva, giudicabili in attesa di primo giudizio, appellanti, ricorrenti in cassazione, tossicodipendenti, protetti etc.

Un’esperienza senz’altro costruttiva, nonostante, ritengo che l’insegnante avesse ragione a dirci di non aver imparato nulla, o meglio, secondo me, quasi nulla.. dal momento che abbiamo visto solo la facciata di quello che è il mondo carcerario, molto più complesso, difficile e senz’altro “alienante”.

Concludo l’intervento riportando una frase: “Paradossalmente viviamo in un Paese in cui per fermare gli scippi viene mandato l’esercito nelle città, ma che per tutelare i risparmiatori dagli speculatori non si fa altro che emanare decreti per difenderli da una possibile condanna”.

lunedì 25 agosto 2008

Come si spiega lo spostamento a destra del Paese?
Il Paese, e il senso comune, sono cambiati profondamente. Si è avvitato nella ricerca di nuovi nemici, in una cultura della paura diffusa: dalla precarietà all’infelicità, alla paura dell’altro. Questo senso comune malato, e a tratti perverso, è stato gestito e amministrato dalla destra. La vittoria di Berlusconi non è una fase di un bipolarismo imperfetto, è un evento che sancisce l’affermazione di un’egemonia culturale. Dobbiamo rileggere ciò che è accaduto nel Paese, capire come modificarne il senso comune, offrendo prospettive e valori di riferimento. La sinistra non può limitarsi a recitare a memoria il copione della propria esistenza, il repertorio delle proprie qualità. Anche sul piano della comunicazione, del linguaggio, dell’alfabeto originario, noi dobbiamo rimetterci in discussione. Abbiamo considerato la nostra forza storica come un conto in banca infinito da cui attingere. E siamo invecchiati rapidamente, dando l’impressione di grande staticità, mentre il Paese si muoveva. È un Paese che non ti parla di lavoro solo in termini salariali, ma anche in termini di precarietà esistenziale. Forse la sinistra doveva misurarsi con il tema più ampio della qualità della vita, e non solo sui temi, seppur fondamentali, del contratto di lavoro.
È una difficoltà a separarsi dal passato?Ancora oggi c’è chi sostiene che abbiamo perso perché non abbiamo esposto falce e martello. Le nostre identità devono prescindere dal gioco dei simboli e incontrare il Paese reale, i suoi destini veri. In questo noi siamo stati ceto politico, partiti degli eletti, nomenclatura.
Socialismo e comunismo: che ruolo hanno nel dibattito teorico attuale? Sono uno scoglio o una risorsa?Sono una grande risorsa dell’identità interiore di ognuno di noi, per il repertorio di valori, per lo sguardo che rivolgi verso la società. Stare dentro una cultura di sinistra vuol dire, per esempio, non poter dire sui fatti del Pigneto “sì, bisogna condannarli ma ci sono troppi immigrati”. Avere dentro di sé la cultura dell’altro ti permette di affrontare il tema della sicurezza nella sua complessità senza assecondare il senso comune. Tutto questo non ha bisogno di coniugarsi con l’appartenenza alle sacre famiglie politiche. È sintomo di vecchiaia e incapacità non capire che il senso di un’identità comunista o socialista prescinde dal fatto che andrai a sedere tra i banchi socialisti o alla Gue nel Parlamento europeo.
Tratto da “LEFT” (30 maggio 2008)

venerdì 18 luglio 2008

Eterno mutamento

La vita è un divenire continuo.

L’unica costante è il cambiamento.

Eppure, spesso, facciamo di tutto perché la situazione non cambi, lasciando lo stato delle cose esattamente al loro posto, ma per quanto ci si possa sforzare, noi cambiano, cambiano le situazioni, come cambiano le giornate e le persone che ci circondano, pur essendo sempre le stesse, e questo semplicemente perché la vita è in continuo mutamento, ogni giorno, ogni ora, ogni minuto, ogni secondo ed è questo che ci affascina, che ci fa paura, che ci lascia quell’espressione interrogativa, imbrociata o serena.

Prima di dormire potremmo chiederci: “Che cosa ho imparato oggi? Che cosa ho provato oggi?”

Magari non abbiamo fatto niente di particolare, di sensazionale, magari abbiamo passato la giornata a lavorare, eppure sono convinta che nel nostro inconscio abbiamo imparato lo stesso qualcosa… Ogni giorno, si impara qualcosa di nuovo, si provano sensazioni diverse, belle o brutte che siano, ma diverse. La vita è un fiume che scorre, indipendentemente che noi lo si voglia o no. Potremmo remare contro la corrente, ma i nostri sforzi sarebbero vani, indietro non si può tornare, tanto vale occuparsi del presente, di ciò che stiamo facendo e vivendo.

Nella nostra epoca (e del resto posso parlare solo di questa) sembra che tutto sia proiettato verso il futuro. Tendiamo a rimandare, con la presunzione di essere eterni, di avere sempre tempo per fare tutto, ma in un domani indeterminato, non oggi. Così, accade spesso che quando si abbia realmente tempo per fare ciò che in passato volevamo, non se ne abbia più voglia.. non abbiamo più l’entusiasmo nato nello stesso momento in cui abbiamo cullato quella determinata idea.

Spesso pensiamo a che cosa vorremmo fare o provare almeno una volta nella vita, così ci facciamo un elenco mentale, una lista, ma perché quelle cose non le facciamo subito? Forse perché c’è un tempo per tutto? O perché abbiamo la presunzione e l’illusione che sia così?

Credo che si viva con questa illusione, ed è più che “normale” per quanto questa parola non esprima fondamentalmente niente, ma sinceramente non ne capisco il perché.

giovedì 3 luglio 2008

Una lunga battaglia

Io non so che cosa pensare.

Sembra che la serenità, una volta ottenuta, venga scagliata lontano da un calcio improvviso.

Eppure è così.

Certo, la vita è fatta di alti e bassi, ma non è sostenibile che sia sempre la stessa persona a farti star male e, per giunta, sempre allo stesso modo. Tuttavia, dentro di te, pensi: in fondo mi vuole bene,tanto… e spesso me lo dimostra con molta semplicità.
Lo so, ma ciò non l’ autorizza certo a rivolgersi a me così, a sminuire ciò che faccio solo perché preso dall’ira e bisognoso di qualcuno con cui prendersela.

Un tempo, quando ero ancora una bambina, credevo io di essere debole, di non sopportare, ma ora sono sicura che non sia così, anzi al contrario: Sono forte, più di quanto la gente creda, tuttavia non indistruttibile. Grazie ad una forza, in gran parte a me sconosciuta, sono riuscita ad andare comunque sempre avanti, magari a testa china, ma sempre con lo sguardo rivolto verso l’alto, in segno di sfida, a baluardo della mia testardaggine. Certo, ho pianto e anche tanto, ma del resto solo i deboli non piangono, perché non ne hanno il coraggio o perché vogliono tacere il loro dolore e sfuggirgli. Purtroppo dal dolore non si sfugge.. si può far finta di non sentirlo, ma resta sempre lì, pronto a colpire in un momento di debolezza ed è proprio in quell’ istante che si deve avere la forza di affrontarlo. Non sappiamo se la battaglia, sarà lunga o breve, ma, in quanto tale, si ha bisogno di una strategia, di qualcuno che la combatta al nostro fianco, anche se non sarà mai in grado di capire l’enorme quantità di fiamme che ci bruciano dentro.
Un duello si può combattere da soli, anzi credo che sia meglio. Ti tempra.

Ma non una battaglia lunga e continua, che ricomincia quando meno te lo aspetti.

Così, dopo una lunghissima e piacevole tregua, oggi ho subito un nuovo attacco.
Ho incassato il colpo, in silenzio, senza farmi prendere dalla rabbia, ma ho risposto con tale fermezza e lucidità da far temere il mio “avversario”.

PS: la battaglia di cui parlo è ovviamente una metafora. Si tratta di pura sopravvivenza.

Manifestazione!!! Per la democrazia

Roma, 8 luglio, manifestazione in piazza Navona. Passaparola!
Colombo, Pardi, Flores d’Arcais: tutti in piazza contro le leggi-canaglia

Care concittadine e cari concittadini,il governo Berlusconi sta facendo approvare una raffica di leggi-canaglia con cui distruggere il giornalismo, il diritto di cronaca e l’architrave della convivenza civile, la legge uguale per tutti.Questo attacco senza precedenti ai principi della Costituzione impone a ogni democratico il dovere di scendere in piazza subito, prima che il vulnus alle istituzioni repubblicane diventi irreversibile.Poiché il maggior partito di opposizione ancora non ha ottemperato al mandato degli elettori, tocca a noi cittadini auto-organizzarci. Contro le leggi-canaglia, in difesa del libero giornalismo e della legge eguale per tutti, ci diamo appuntamento a Roma l’8 luglio in piazza Navona alle 18, per testimoniare con la nostra opposizione – morale, prima ancora che politica – la nostra fedeltà alla Costituzione repubblicana nata dai valori della Resistenza antifascista.Vi chiediamo l’impegno a “farvi leader”, a mobilitare fin da oggi, con mail, telefonate, blog, tutti i democratici. La televisione di regime, ormai unificata e asservita, opererà la censura del silenzio.I mass-media di questa manifestazione siete solo voi.On Furio ColomboSen. Francesco PardiPaolo Flores D’ArcaisADERISCI ALLA MANIFESTAZIONE AGGIONAMENTI QUOTIDIANI SULLA MANIFESTAZIONE(26 giugno 2008)

venerdì 20 giugno 2008

Correre

Probabilmente penseranno che sono pazza, o forse, nella migliore delle ipotesi, solo “strana”. Certo, non è da tutti stare in un garage, in piedi, a leggere. Del resto, è un posto fresco e silenzioso; da lì posso guardare, senza disturbare, la più bella esibizione: la vita, nelle sue forme più svariate, complesse e semplici, note e sconosciute.

Era da tempo che non mi sentivo così. Finalmente il caldo estivo è arrivato; il sole è cuocente e il vento fresco, l’ideale per passare le giornate a leggere all’ombra di un albero. Quanti ricordi riaffiorano nella mia memoria.. adoravo passare interi pomeriggi ai giardini, correndo e saltando, senza pensieri, libera, come non mai.. era una bellissima sensazione. Adesso, in questo preciso istante avrei voglia di correre, veloce, sino allo sfinimento per poi sdraiarmi stanca e sudata, ma serena, in un bel prato verde. Avere, anche se per pochi minuti o istanti, la sensazione di essere libera e viva. Correre mi ha sempre dato questa incredibile gioia.

E poi penso: “Martina non puoi uscire all’improvviso da casa senza dire niente a nessuno e metterti a correre con frenesia sino ai giardinetti più vicini!" .
Non posso farlo, ma vorrei.
E perché non posso? Perché non vivo in una casa isolata in mezzo a delle splendide colline… se lo facessi qui mi scambierebbero per una pazza, “Ma, infondo, cosa te ne importa?! Non ti è mai interessato molto di che cosa pensasse la gente!”, no, infatti, ma del resto questo mondo, nel bene e nel male è fatto anche di conformismo.
Vorrei solo andare in un posto isolato, meglio ancora se una spiaggia, dove fare ciò che voglio senza dover render conto agli sguardi straniti della gente.
E non ditemi che si può essere sempre e comunque anti-conformisti perché mentireste a me e a voi stessi.

mercoledì 18 giugno 2008

...

A SILVI*

“SACRIFICA I SUOI PROCESSI PERSONALI PER DARE PRECENDENZA A QUELLO DEGLI ALTRI”

(^_^’) ??
fin troppo generoso..
Del resto…
“E’ UN FATTO DI CIVILTA’ SOSPENDERE I PROCESSI NEI CONFRONTI DELLE ALTE CARICHE DELLO STATO MENTRE SONO IN CARICA”

Mi pare ovvio, no??

“STOP AI PROCESSI, VIA AL SALVA-PREMIER”
Lettera a Schifani: “Toghe di sinistra contro di me per la lotta politica”
Certo.. sono tutti comunisti questi magistrati.. tutti…
In realtà…
“IL PREMIER TEME UNA CONDANNA CHE LO ESCLUDEREBBE DALLA CORSA AL QUIRINALE”
Pure Presidente della repubblica?!


· “E’ un attentato alla Costituzione, vogliono solo l’amnistia mascherata”
(articolo di V. Polchi – tratto da Repubblica 17/06/08)
«Norme irrazionali e lesive della Costituzione». Tra chi il diritto lo applica o lo insegna, la bocciatura è netta: «Con gli emendamenti blocca-processi, si colpisce il principio della separazione dei poteri». Secondo i costituzionalisti, infatti, «il governo lede l´autonomia della magistratura e l´obbligatorietà dell´azione penale». […]
Al centro delle polemiche gli emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto sicurezza, presentati dai senatori Vizzini e Berselli del Pdl: priorità assoluta ai reati che destano allarme sociale e sospensione di un anno dei processi per gli altri reati commessi fino al 30 giugno 2002. «L´allarme sociale - sostiene Riccardo Chieppa, presidente emerito del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale - è scatenato proprio da quei reati predatori, come rapina, scippo e furto che paradossalmente vengono ora esclusi dalle priorità».

E quindi?

· IL VERO VOLTO DEL CAVALIERE
(articolo di Ezio Mauro- Repubblica)
NEL mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani (non io…) credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale, a limitare la libertà di stampa per sfuggire alla pubblicazione di dialoghi telefonici imbarazzanti, a colpire il diritto dell'opinione pubblica a essere informata sulle grandi inchieste e sui reati commessi, pur di fermare le indagini della magistratura. [..]
In un solo giorno - dopo la strategia del sorriso, il dialogo, l'ambizione del Quirinale - Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi uomini per operare una doppia azione di sfondamento alla normalità democratica del nostro sistema costituzionale. Sotto attacco, la libertà di informazione da un lato, e l'obbligatorietà dell'azione penale dall'altro.
Per la prima volta nella storia repubblicana, il governo e la sua maggioranza entrano nel campo dell'azione penale per stravolgerne le regole e stabilire una gerarchia tra i reati da perseguire. Uno stravolgimento formale delle norme sulla fissazione dei ruoli d'udienza, che tuttavia si traduce in un'alterazione sostanziale del principio di obbligatorietà dell'azione penale. Principio istituito a garanzia dell'effettiva imparzialità dei magistrati e dell'uguaglianza dei cittadini.
La nuova norma berlusconiana obbliga i giudici a dare "precedenza assoluta" ai procedimenti relativi ad alcuni reati, ma questa precedenza serve soprattutto a mascherare il vero obiettivo dell'intervento: la sospensione "immediata e per la durata di un anno" di tutti i processi penali relativi ai fatti commessi fino al 31 dicembre 2001 che si trovino "in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado". È esattamente la situazione in cui si trova Silvio Berlusconi nel processo in corso davanti al Tribunale di Milano per corruzione in atti giudiziari: con l'accusa di aver spinto l'avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri della galassia Fininvest all'estero. Quel processo è arrivato al passo finale, mancano due udienze alla sentenza. Si capisce la fretta, il conflitto d'interessi, l'urgenza privata, l'emergenza nazionale che ne deriva, la vergogna di una nuova legge ad personam. [..]
Nello stesso momento, mentre blocca i magistrati e ferma il suo processo, Berlusconi interviene anche sulla libertà di cronaca. Il disegno di legge sulle intercettazioni presentato ieri dal governo, infatti, non impedisce solo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, con pene fino a 3 anni (e sospensione dalla professione) per il cronista autore dell'articolo e fino a 400 mila euro per l'editore. Le nuove norme vietano all'articolo 2 la pubblicazione "anche parziale o per riassunto" degli atti delle indagini preliminari "anche se non sussiste più il segreto", fino all'inizio del dibattimento. Questo significa il silenzio su qualsiasi notizia di inchiesta giudiziaria, arresto, interrogatorio, dichiarazione di parte offesa, argomenti delle difese, conclusioni delle indagini preliminari, richiesta di rinvio a giudizio. Tutto l'iter investigativo e istruttorio che precede l'ordinanza del giudice dell'udienza preliminare è ora coperto dal silenzio, anche se è un iter che nella lentezza giudiziaria italiana può durare quattro-sei anni, in qualche caso dieci.
Se il diritto di cronaca è mutilato, il diritto del cittadino a sapere e a conoscere è fortemente limitato. Con questa norma, non avremmo saputo niente dello spionaggio Telecom, del sequestro di Abu Omar, della scalata all'Antonveneta, della scalata Unipol alla Bnl, del default Parmalat, della vicenda Moggi, della subalternità di Saccà a Berlusconi, dei "pizzini" di Provenzano, della disinformazione organizzata da Pollari e Pompa, e infine degli orrori della clinica Santa Rita di Milano. Ma non c'è solo l'ossessione privata di Berlusconi contro i magistrati e i giornalisti (alcuni).
C'è anche il tentativo scientifico di impedire la formazione di quel soggetto cruciale di ogni moderna democrazia che è la pubblica opinione, un'opinione consapevole proprio in quanto informata, e influente perché organizzata come attore cosciente della moderna agorà.
Concluderei con il titolo di un noto film di Troisi e Benigni : NON CI RESTA CHE PIANGERE
PS: Ma che sia chiaro, questo non significa arrendersi.

sabato 31 maggio 2008

Il male per il bene?

Le imperfezioni morali del nostro mondo sono come le ombre di una pittura, le quali servono per dare risalto alle luci.

Bene. Soffrire, per poi poter gioire.

Brancolare nel buio, per poi poter amare la luce.

Per questo stesso principio, diventa insipido nutrirsi sempre di cibi dolci: occorre mescolare gusti agri, acidi ed amari per eccitare il palato. Chi non abbia gustato cibi amari, non gusterà né apprezzerà cibi dolci ” Leibniz.

mercoledì 28 maggio 2008

Come eravamo

Ieri sera, tornata dalla palestra, girando qualche canale dopo aver finito di cenare, mi sono imbattuta in uno dei più bei film di Pollack: “The way we were”, titolo italiano “Come eravamo”.
La storia si svolge tra gli anni ’30-’40 ed arriva fino agli anni ‘60, raccontando l'incontro di due giovani molto diversi eppure attratti l’ uno dall'altra. Lui, Hubbel (Robert Redford) è un giovane appartenente alla borghesia bianca e protestante conservatrice, classe dirigente in America; Lei, Katie (Barbara Streisand) è ebrea e progressista, iscritta alla Lega dei giovani comunisti e impegnata nelle battaglie per i diritti civili. Si incontrano al college, dove Hubbel è il classico ragazzo bello e sportivo, ma anche particolarmente portato per la scrittura, tuttavia senza grandi principi e chiaramente disimpegnato. Katie invece è una ragazza che si fa notare per la sua intelligenza vivace, sempre disposta a battersi per influire sui destini del mondo e decisa a non a subirli passivamente in nome di una tranquillità personale e di un facile quieto vivere.
L'attrazione iniziale si trasforma in amore e sfocia in matrimonio, eppure le differenze rimangono.
Nel frattempo, lui ha successo come scrittore e viene chiamato a Hollywood per comporre sceneggiature; lei, che intanto è diventata sua moglie, decide di seguirlo, sebbene si adatti con difficoltà a vivere nell’ambiente frivolo e superficiale delle amicizie borghesi di suo marito.
Ma arrivano gli Anni ’50, e con l’avvento del Maccartismo iniziano anche le persecuzioni anticomuniste e la caccia alle streghe a Hollywood: il mondo del cinema è messo sotto indagine in un clima di repressione e di denunce. Katie parte a spada tratta per difendere gli amici presi di mira, mentre Hubbel cerca in ogni modo di defilarsi. Durante la conferenza a Washington, Katie, passando in mezzo alla folla, viene insultata da un uomo che viene prontamente preso a pugni da Hubbel. La scena successiva si svolge alla stazione, ed è proprio a questo punto del film che emergono le differenze lampanti tra i due differenti orientamenti. Katie rinfaccia ad Hubbel di rifugiarsi in una vita comoda e privilegiata evitando di guardare le macerie che gli cadono intorno, abbandonando gli amici che invece combattono perché la libertà di espressione sia un principio vivo e garantito per tutti, non soggetto alle turbolenze della politica.
Hubbel, invece, continua ad essere convinto che non ci sia nulla di male a preoccuparsi esclusivamente di se stessi e che non sia un imperativo categorico battersi per dei principi perché non ne vale la pena:
- Katie, tutto quello che succede nel mondo, non accade a te! La vita è troppo seria per essere presa seriamente!
- tra qualche anno gli stessi che volevano cambiare il mondo saranno seduti nelle loro case middle class sorseggiando whisky e giocando a golf e allora perché sbattersi tanto per dei principi?

- Ma gli uomini sono i loro principi!
Urla Katie ammettendo in quel momento la sua resa.
Alla fine,quindi, a dispetto dell’amore che ancora li unisce, i due sono costretti a separarsi.
Si ritroveranno soltanto diversi anni dopo, entrambi nuovamente sposati, nel periodo del disarmo nucleare.
Hubbel resta impressionato vendendo Katie impegnata per la raccolta firme contro l’uso delle armi atomiche:
-Ma tu, non ti arrendi mai?
(Le chiede sorridendo).
-No, fino a quando non sarò costretta a farlo. Sono diventata brava a perdere.
-Senz’ altro più di me.
(Le risponde)
- Io ho solo fatto solo più pratica.
(Gli risponde con un filo di voce)

Salutandosi i loro occhi si incontrano, facendo brillare ancora una volta la scintilla del loro amore, per poi stringersi in un abbraccio tenero e commovente. Una volta staccatosi l’uno dalle braccia dell’altra, Hubbell sempre sorridendo, prende uno dei volantini di Katie e guardandola ancora una volta si allontana.
M.R.


Colonna sonora: Barbara Streisand
Traduzione
Come Eravamo
Le memorie fanno luce sugli angoli della mia mente,
sbiadite memorie con tenui colori di come eravamo
Immagini distrutte dei sorrisi che ci siamo lasciati dietro
sorrisi che abbiamo scambiato per come eravamo
può essere che fosse tutto così semplice allora
o il tempo ha riscritto ogni cosa?
se avessimo l'occasione di rifare tutto ancora una volta
dimmi, vorremmo? potremmo?
I ricordi possono essere belli adesso
e ciò che è troppo doloroso da ricordare
scegliamo semplicemente di dimenticare
così sono le risate che ricorderemo
ogni volta che ricorderemo come eravamo
Come eravamo.

domenica 25 maggio 2008

Non dimenticare mai di ringraziare

Nella vita ci saranno sempre persone che ti tradiranno, che parleranno male di te, che cercheranno di metterti i bastoni fra le ruote, ma, per fortuna, esistono anche persone sempre pronte a sostenerti, a consolarti, a farti notare i tuoi difetti e i tuoi sbagli, perché il buonismo non serve a niente e a nessuno, perché se te li fanno notare è per farti migliorare e per evitare di sbagliare ancora; Per cui, anche se in un primo momento, il loro comportamento può sembrare duro, poco dopo scoprirai che l’hanno fatto per il tuo bene.

Si deve essere umili, mettere sempre in conto gli errori, magari piangere un po’ per sfogarsi, perché infondo, se siamo così come siamo, è per un motivo, ci sono delle cause: Il nostro carattere, le esperienze che abbiamo fatto, le persone con cui abbiamo vissuto.
Ringrazio per aver incontrato queste persone e non è neppure necessario che faccia i loro nomi, perché in cuor loro, lo sanno.
Tutti coloro di cui mi fido non hanno alcun motivo di dubitare, perché tutti i giorni, mi sento in dovere di sorridere e di guardarmi intorno per ringraziare Qualcuno o Qualcosa, a cui non so dare un nome, per averli incontrati.
Sono consapevole di avere un brutto carattere, ma per merito loro,adesso sono cosciente di avere anche lati positivi, quelli che di solito si chiamano pregi. Sono incredibilmente imperfetta, ma non per questo migliore o peggiore di altri. Avere un carattere che porti facilmente a ricevere critiche non significa, per questo, essere sempre in errore.

sabato 24 maggio 2008

In memoria

"Un uomo fa quello che è suo dovere fare,
quali che siano le conseguenze personali,
quali che siano gli ostacoli, i pericoli o le pressioni.
Questa è la base di tutta la moralità umana."

J. F. Kennedy;
citazione che Giovanni Falcone amava spesso riferire

martedì 20 maggio 2008

Riflessione

LA VERA VITTORIA E’ LA CONOSCENZA,
UNICO STRUMENTO DI POTERE POSTO NELLE NOSTRE POVERE MANI.
Credo che ogni giorno la nostra conoscenza possa accrescersi, sapendo semplicemente cogliere le parole di chi ci parla, accorgersi di ciò che ci circonda, osservare attentamente le persone che ci passano accanto, per poi analizzare in maniera critica le informazioni ricevute. Così, giorno, dopo giorno, ci avvicineremo sempre di più all’autoconsapevolezza. (R.M)
Seguendo le lezioni di Filosofia del Diritto, di due insigni professori della mia Università, ho assistito all’esposizione di alcuni concetti, apparentemente banali e in genere poco considerati, ma pur sempre, a mio parere, fondamentali.
Parlando del fenomeno della globalizzazione, si è giunti al concetto del Globalismo, inteso come una omologazione dell’umanità, caratterizzato dall’unità linguistica, giuridica e politica. Ipotesi fortemente contrastata (per fortuna) dalla maggior parte dei popoli, optando, invece, per la fondamentale collaborazione tra i paesi, in quanto si ritiene che sia proprio la diversità la condizione che assicuri l’esistenza umana.
Provate a pensare a un mondo in cui vi sia una unicità politica. Risulta evidente che in un sistema di tipo democratico ad imporre la propria egemonia sarebbero i paesi con il più grande numero di popolazione, situazione che porterebbe a contrasti terribili ed insostenibili.
Credo che sia, invece, fondamentale lottare per l’estensione a tutti i popoli del mondo dei Diritti fondamentali dell’uomo, così da non minare drasticamente le diverse culture mondiali, ma semplicemente assicurando la tutela della persona in quanto tale. Occorre, infatti, fare una precisazione: quelli che noi, nelle nostre Carte e Dichiarazioni, chiamiamo “diritti fondamentali”, in realtà, sono privi di un fondamento filosofico assoluto, in quanto non sono altro che un risultato storico della nostra storia occidentale, per cui, con quale presunzione imponiamo al resto del mondo dei diritti puramente occidentali, fondati su un principio prettamente individualistico?
Persino all’interno dello stesso mondo occidentale troviamo evidenti situazioni contrastanti; Un semplice esempio può essere ricondotto al diritto alla vita, più volte violato nel paese delle “libertà” con la pena di morte. L’estensione dei diritti, detti fondamentali, non sarebbe altro che uno dei tanti processi che sta conducendo il mondo alla “occidentalizzazione”. Molte persone abbandonano le loro tradizioni per uniformarsi allo stile di vita occidentale, altre, invece, combattono per difenderle, ed è quindi, proprio con la globalizzazione che si da alito al particolarismo. Credo che sia essenziale piuttosto una integrazione culturale o almeno evitare di imporre ad altri i nostri modelli di vita, ritenuti di serie A, quindi nettamente superiori.
Del resto la democrazia e la pace non si possono esportare allo stesso modo dei mezzi di produzione, in quanto non possono essere altro che il risultato del cammino intrapreso dal popolo stesso. Gli ingenti “aiuti umanitari” che non fanno altro che indebitare ulteriormente i paesi poveri, dovrebbero essere svolti da piccole associazioni con puri scopi benefici (es. Emergency) che intervengono in casi di problemi sanitari e alimentari e che implicano uno sfruttamento positivo del territorio in cui si trovano.

Per quanto riguarda l’unicità linguistica, ritengo che sia essenziale utilizzare una lingua comune a tutti per avere così la possibilità di poter scambiare le proprie idee con persone con una cultura molto diversa dalla nostra, senza tuttavia dimenticare la lingua nazionale di ogni paese.
E’ possibile collegare a tale discorso un’altra questione, relativa ai patti internazionali, riguardanti principalmente due aspetti:
-Patto sui diritti civili e politici
-Patto sui diritti economici, sociali e culturali.
Paesi come la Cina furono i primi ad adottare il secondo patto, ritenendo che l’uguaglianza civile e politica, come del resto la libertà, fosse inutile se non preceduta da un’uguaglianza economica e sociale, discorso legato evidentemente al pensiero marxiano dell’uguaglianza fittizia.
In un mondo ormai caratterizzato dall’incessante rincorsa al profitto, principio sicuramente non etico, risulta indispensabile che il cittadino compia delle scelte consapevoli.
Tra le linee riportate dal professore vi cito quelle a parer mio più significative.
“Riducete i consumi” “Siate ciclisti” “Abbiate autostima” “Preferiate beni non esclusivi”
Se le prime affermazioni hanno una spiegazione immediata, la quarta ha senz’altro bisogno di un approfondimento.
Cosa si intende per beni esclusivi?
Si dicono esclusivi quei beni, i quali il mio possesso e/o godimento (è un termine utilizzato dai giuristi non siate maliziosi) implica necessariamente il mancato possesso e/o il godimento di tale bene da parte di altri.
Sono beni esclusivi: La Ricchezza, Il Potere e Il Successo. La prima, in quanto bene materiale, implica che il possesso da parte di un determinato numero di persone di grandi ricchezze corrisponda alla condizione di povertà di un maggiore numero di individui. Potere e Successo, invece, sono beni comparativi, ovvero si attua una comparazione tra coloro che hanno più o meno potere e coloro che invece sono più o meno in “vista”.
Gli individui che perseguono tali obbiettivi sono detti (non è mia invenzione) Individualisti Possessivi (Es. citato: Omunculus bandana!!Sta alla vostra fantasia capire a chi si sia riferito).
Sono invece considerati Uomini Pleromatici (alla ricerca della pienezza), coloro che perseguono beni non esclusivi quali: Mente, Corpo e Relazione. Spieghiamoci meglio.
Per Corpo si intende salute e abilità. Il fatto che un individuo sia in salute e particolarmente bravo, ad esempio, in uno sport non implica che non vi siano altri individui in salute e abili nel medesimo sport.
Per Mente, invece, si intende la Cultura, la Virtù e la Creatività. Come spiegazione di tale termine possiamo utilizzare la precedente.
Infine quando parliamo di Relazione ci riferiamo non solo alla ricerca di un bene non esclusivo, ma anche Inclusivo. Il mio “possesso”, infatti, include necessariamente il medesimo possesso da parte di un altro individuo (Es. Amicizia).

lunedì 19 maggio 2008

Il Tragico-comico mondo dei precari in TUTTA LA VITA DAVANTI

Nel bel mezzo di una corale apertura onirica a suon di Beach Boys, la voce narrante di Laura Morante ci introduce cautamente nella favola nera di Marta, ventiquattrenne siciliana trapiantata a Roma neolaureata con lode, abbraccio accademico e pubblicazione della tesi in filosofia teoretica.Umile, curiosa e un poco ingenua, Marta si vede chiudere in faccia le porte del mondo accademico ed editoriale, per ritrovarsi a essere "scelta" come baby-sitter dalla figlia della sbandata e fragile ragazza madre Sonia. È proprio questa "Marilyn di borgata" a introdurla nel call center della Multiple, azienda specializzata nella vendita di un apparecchio di depurazione dell'acqua apparentemente miracoloso.Da qui inizia il viaggio di Marta in un mondo alieno, quello dei tanti giovani, carini e "precariamente occupati" italiani: in una periferia romana spaventosamente deserta e avveniristica, isolata dal resto del mondo come un reality, la Multiple si rivela pian piano al suo sguardo ingenuo come una sorta di mostro che fagocita i giovani lavoratori, illudendoli con premi e incoraggiamenti (sms motivazionali quotidiani della capo-reparto), training da villaggio vacanze (coreografie di gruppo per "iniziare bene la giornata") per poi punirli con eliminazioni alla Grande fratello. Un mondo plasticamente sorridente e spaventato, in cui vittime (giovani precari pieni di speranze come il fragile Lucio 2 di Elio Germano) e carnefici (Ghini e Ferilli) sono accomunati da una stessa ansia per il futuro che si tramuta in folle disperazione. Non c'è scampo per nessuno all'interno di queste logiche di sfruttamento, e a poco servirà il tentativo dell'onesto ma evanescente sindacalista Giorgio Conforti (Valerio Mastandrea) di cambiare idealisticamente un mondo che difficilmente può essere cambiato.Prendendo spunto dal libro della blogger sarda Michela Murgia, "Il mondo deve sapere", Virzì esplora con gli occhi di Marta, attraverso il viso curioso della fresca Isabella Ragonese, l'inferno di questo precariato con tutta la vita davanti; e lo fa con lo spirito comico e amaro che da sempre lo contraddistingue. Accentuando stavolta i toni tragicomici e grotteschi da commedia nera, il regista toscano dà vita a un'opera corale, matura e agghiacciante, che rivisita (attualizzandola) la miglior tradizione della commedia amara alla Monicelli, costruendo – grazie anche all'apporto del fido sceneggiatore Francesco Bruni – personaggi complessi e sfaccettati, teneri e feroci, comici e tragici a un tempo, ma tutti disperatamente umani e autentici. Con la stessa umiltà e onestà intellettuale di Marta, Virzì si muove tra le spaventose dinamiche del mondo moderno senza mai cadere nel facile giudizio, nel pietismo o – vista l'attualità del tema – nella trappola del film a tesi, mantenendo sempre in primo piano il suo amore per gli ultimi e una compassione per le sue creature disperate e perfide, figlie di una società malata, ma forse non ancora in fase terminale. E se Marta può ancora sognare un mondo migliore per sé e per la bambina cui fa da baby-sitter( la piccola Lara che comunica con la madre Sonia con piccoli “trillini”), un mondo che balla spensierato ascoltando i Beach Boys e si affeziona a una voce telefonica, tutto attorno resta un ritratto allarmante dell'Italia di oggi, che Virzì svela sapientemente sotto una patina di sinistra comicità. Un'Italia dolce e amara quella di Tutta la vita davanti, che commuove e angoscia lasciandoci con un groppo in gola, come quell'ovosodo che non andava né su né giù.

sabato 19 aprile 2008

Opinione Pubblica

“Lo Stato di diritto può essere considerato un ordine politico minimo , essenzialmente limitato alla garanzia dei diritti civili. Una struttura normativa e istituzionale che sarebbe altamente rischioso tentare di abbattere o semplicemente di contrastare in nome di ideologie anarchiche, autoritarie o totalitarie”. Da Teoria critica dello Stato di diritto, Zolo.
Una tra le tante interpretazioni dello Stato di diritto potrebbe essere intitolata “Lotta per il diritto”, sottolineando l’importanza dell’impegno civile perché la ritualizzazione giuridica conservi la sua capacità di sottoporre a regole l’esercizio del potere statale e di quello internazionale. Sono infatti, giornalmente, in pericolo le stesse libertà fondamentali - la libertà di pensiero, anzitutto - in società dominate dai grandi mezzi di comunicazione di massa ( videocrazia ).
Allontanandomi lievemente da tale formulazione credo che sia sufficiente occuparsi della buona formazione dell’ opinione pubblica, è fondamentale ricevere un’informazione adeguata, sapere ciò che accade nel nostro sapere dagli stessi giornali nazionali, senza avere il bisogno di leggere quelli d’oltralpe per sapere cosa realmente accade. L’opinione pubblica è l’unico strumento che si possa ostentare per cercare di cambiare lo stato vigente delle cose, del resto per 70 anni l’Italia è stata, ed è, una Repubblica Democratica, in quanto tale la classe politica non deve sentirsi libera di fare ciò che vuole, illudendo i propri elettori e mirando quasi esclusivamente ai propri interessi. Dobbiamo farci sentire. Sempre. Indipendentemente dalla maggioranza posta al Governo. Non possiamo lasciargli fare ciò che vogliono. Pretendo che ci sia coscienza e interesse, perché nel bene e nel male, in questo Paese ci viviamo.

giovedì 17 aprile 2008

Spendiamo qualche parola inutile

5 anni sono tanti, anzi tantissimi.
L’omunculus bandana ha vinto e questo dimostra che gli Italiani preferiscono la corruzione fatta persona, colui che avuto una marea di procedimenti penali in corso, ma che non sono mai arrivi a fine, per banali vizi di procedura, colui che è accusato di falsa testimonianza davanti al tribunale di Milano in cui si è svolto il processo contro il P2, colui che seguendo l'insegnamento, appunto di Gelli, ha sempre fatto di tutto per monopolizzare televisione e giornali, e che evidentemente c'è riuscito, perché vince "chi ha in mano i MEDIA".
Ogni paese ha il premier che si merita? Ebbene, cosa abbiamo fatto di male??
Mezzo mondo continuerà a riderci dietro , del resto come si fa s sfatare il mito “Italiani = mafia, pizza e mandolino”, se a rappresentarci è un corrotto piduista, falso amante di Napoli?
Sorvolerei sulle ulteriori accuse che gli sono rivolte e sulla Lega, dal momento che la reputo un partito semplicemente anti-costituzionale. Ma è inutile spendere parole, perché adesso, non ci ascolterà più nessuno. Temo solo una cosa.. credo che si arriverà a una tensione tale da provocare, ancora una volta nella storia, scontri sociali, ma soprattutto razziali. Proprio stamattina, pensate, che è stata scoperta un'associazione Nazista in trentino.

“ Sono accusati di incitamento alla discriminazione, odio e violenza, per motivi razziali, etnici e nazionali: 16 giovani tra i 16 e i 27 anni sono stati arrestati dalla polizia di Bolzano. Il gruppo era in contatto con movimenti di estrema destra attivi in Austria, Svizzera e Germania . Nel corso dell'operazione, condotta anche con l'ausilio del reparto prevenzione crimine di Padova, sono state eseguite anche numerose perquisizioni domiciliari“. La Repubblica

Per cui, data l’attuale situazione relativa alla crisi economica e allo scontento generale è facile utilizzare il populismo per far breccia negli “animi” degli italiani…per non parlare della situazione ,e problema, degli immigrati…motivo per cui sia palese lo spostamento a destra…


Un’ ultima domanda per i filo-berlusconiani…
Ma che dite devo iniziare a strappare fogli?Quali ICI, BOLLO AUTO, TASSE in generale.. tanto ha promesso un mese senza tasse per tutti..

domenica 13 aprile 2008

Davide vs Golia

Un piccolo gruppo di Eschimesi vs i mostri dell’energia globale.

Ultimo appello per Kivalina

Il mare Artico sta per inghiottire le case di una popolazione nativa dell'Alaska. L'erosione è un effetto del cambiamento del clima, e gli abitanti fanno causa alle multinazionali del petrolio: «conoscevano l'impatto delle loro emissioni».

Nove compagnie petrolifere, una società carbonifera e tredici multinazionali dell'energia.
Tutte dovranno difendersi dall'accusa di aver violato i diritti umani dei nativi Inuit della tribù Inupiat abitanti nel villaggio di Kivalina, su una piccola isola nel mar di Chukchi (costa nord-occidentale dell'Alaska). Kivalina è minacciato dall'erosione della costa, effetto diretto dell'innalzamento del livello del mare provocata dal riscaldamento globale dell'atmosfera terrestre. Insomma: gli abitanti del villaggetto costiero saranno costretti tra breve a fare fagotto e ricostruire le loro case su un terreno più sicuro a causa del cambiamento del clima causato dalle corporations energetiche- scientemente, secondo quando afferma l'atto di citazione depositato presso il Tribunale Distrettuale di San Francisco.

Non è ancora detto che il tribunale californiano riterrà ammissibile la causa contro le multinazionali dell'energia, eppure questa iniziativa segna un ulteriore passo nell'escalation giudiziaria a difesa dell'ambiente e per contrastare il riscaldamento globale del clima anche nelle aule giudiziarie. Soprattutto, si potrebbe dire, perché negli Stati Uniti (e in genere in ambiente anglo-sassone) il ricorso alla causa legale è considerato pratica normale, complementare, e a volte sostitutiva, delle battaglie politico-ambientali. E infatti, a fianco dei due studi legali che conducono l'azione, il Center on Race, Poverty and the Environment e il Native American Rights Fund, si sono schierati ben nove avvocati, specializzati in «class-action» soprattutto sul terreno ambientale. Alcuni sono i legali impegnati in un'altra battaglia, quella dello Stato della California versus le grandi società automobilistiche per costringerle ad adeguarsi alle leggi statali sulle emissioni, più severe di quelle federali. Un altro gruppo di avvocati (per conto di Climate Justice) nel novembre scorso ha ottenuto un'altra significativa vittoria, questa volta in un tribunale nigeriano che ha costretto le compagnie petrolifere a cessare la pratica di bruciare il gas che fuoriesce dai pozzi. Sono segnali della forza della categoria degli avvocati nella società e nella politica Usa (sia Obama che Hillary sono avvocati) e del ruolo, a volte anche ambiguo, che svolgono nelle battaglie ambientaliste. Quanto ad ambiguità e contraddizioni, non si può fare a meno di notare che esse attraversano anche le popolazioni native artiche, come gli Inuit. Isolate e povere, prime vittime dei disastri ambientali, le genti dell'Artico si sono spesso trovate al fianco dei movimenti ecologisti «bianchi» in molte battaglie. Ma non sempre. Durissimi nel difendere la pratica dell'uccisione delle foche gli Inuit hanno criticato aspramente la recente decisione del governo americano di inserire gli orsi polari nella lista delle specie minacciate. «Questo impedisce ai cacciatori statunitensi di venire qui e ci privano di milioni di dollari di licenze di caccia», ha dichiarato qualche settimana fa al New York Times Mary Simon, leader della tribu Inuit dei Tapiriit. Alcuni degli Inuit si sono trovati poi ad essere i migliori alleati del presidente George W. Bush quando questi, rovesciando otto anni di severa politica clintoniana a difesa della riserva naturale dell'Alaska, ha permesso la trivellazione petrolifera nell'artico: con Bush e le grandi compagnie petrolifere, contro i fratelli indiani Gwich'in dei Northwest Territories e dello Yukon, appoggiati peraltro dal governo canadese, recisamente contrari a concedere i permessi di esplorazione e di sfruttamento petrolifero delle terre artiche. E' di una settimana fa l'accordo di un'altra tribu Inuit, nel Nunavut (Canada), con una grande società di ricerca mineraria, la Kaminak Gold Corporation di Vancouver, per la concessione della ricerca di uranio in terra tribale. Il mondo Inuit è variegato e attraversato da interessi e bisogni diversi e spesso contrastanti tra di loro. Forse è inevitabile: certo è che la credibilità e le credenziali ambientaliste dei popoli dell'Artico non ne traggono guadagno.
(Il Manifesto)

venerdì 11 aprile 2008

A TE

A te che sei l’unica al mondo
L’unica ragione per arrivare fino in fondo
Ad ogni mio respiro
Quando ti guardo
Dopo un giorno pieno di parole
Senza che tu mi dica niente
Tutto si fa chiaro
A te che mi hai trovato
All’ angolo coi pugni chiusi
Con le mie spalle contro il muro
Pronto a difendermi
Con gli occhi bassi
Stavo in fila
Con i disillusi
Tu mi hai raccolto come un gatto
E mi hai portato con te
A te io canto una canzone
Perché non ho altro
Niente di meglio da offrirti
Di tutto quello che ho
Prendi il mio tempo
E la magia
Che con un solo salto
Ci fa volare dentro all’aria
Come bollicine
A te che sei Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che sei il mio grande amore
Ed il mio amore grande
A te che hai preso la mia vita
E ne hai fatto molto di più
A te che hai dato senso al tempo
Senza misurarlo
A te che sei il mio amore grande
Ed il mio grande amore
A te che io
Ti ho visto piangere nella mia mano
Fragile che potevo ucciderti
Stringendoti un po’
E poi ti ho visto
Con la forza di un aeroplano
Prendere in mano la tua vita
E trascinarla in salvo
A te che mi hai insegnato i sogni
E l’arte dell’avventura
A te che credi nel coraggio
E anche nella paura
A te che sei la miglior cosa
Che mi sia successa
A te che cambi tutti i giorni
E resti sempre la stessa
A te che sei Semplicemente sei
Sostanza dei giorni miei
Sostanza dei sogni miei
A te che sei
Essenzialmente sei
Sostanza dei sogni miei
Sostanza dei giorni miei
A te che non ti piaci mai
E sei una meraviglia
Le forze della natura si concentrano in te
Che sei una roccia sei una pianta sei un uragano
Sei l’orizzonte che mi accoglie quando mi allontano
A te che sei l’unica amica
Che io posso avere
L’unico amore che vorrei
Se io non ti avessi con me a te che hai reso la mia vita bella da morire,
che riesci a render la fatica un immenso piacere,
a te che sei il mio grande amore ed il mio amore grande,
a te che hai preso la mia vita e ne hai fatto molto di più,
a te che hai dato senso al tempo senza misurarlo,
a te che sei il mio amore grande ed il mio grande amore,
a te che sei, semplicemente sei, sostanza dei giorni miei, sostanza dei sogni miei... e a te che sei, semplicemente sei, compagna dei giorni miei...sostanza dei sogni...

La più bella poesia che un padre possa dedicare alla figlia...