Uno
Stato non funziona a compartimenti stagni. Uno Stato è come un organismo,
mettiamo come un corpo umano. Se non funziona una parte di esso,
inevitabilmente si cercherà di potenziarne un’altra, se c’è uno squilibrio, si cercherà di ripararvi.
Ma se le riforme, poi, non sono altro
che tagli, sarebbe come amputare un
braccio ad un corpo che ne ha già un altro malandato.
Se
la riforma colpisce la scuola e l’università, inevitabilmente questo, sul medio
periodo, si ripercuoterà sul lavoro. Se non è concessa una adeguata
preparazione, una buona conoscenza, come possiamo pretendere di avere soggetti
che svolgano in maniera funzionale e competente il proprio lavoro.
Se
non c’è un’educazione al rispetto, a maggior ragione di tutto ciò che è in comune
(dato che la proprietà privata credo che sia uno dei primi aspetti appresi dai
bambini, negli ultimi tempi) , come si può spiegare ai ragazzini che perdono il
loro tempo a fare i vandali, che quelle cose sono state acquistate anche con le
imposte pagate (si spera) dai loro familiari? Ma, se le istituzioni, in primis,
non rispettano il denaro pubblico, sperperandolo come se fosse proprio, in giochi di poteri e incremento delle lobby,
cosa possiamo insegnare. Se la meritocrazia non esiste, se non in minima parte
(ci sarà qualche eccezione, no?) e la politica redistributiva non funziona,
come posso chiedere a chiunque abbia un coscienza sociale di sperare di
migliorare la propria condizione.
Se
non si permette ai più giovani, neppure in potenza, di poter sperare di fare,
un giorno, ciò che più amano, come può uno Stato dirsi egualitario? Innalziamo
il numero dei laureati, ce lo chiede l’Europa. Poco male se poi i laureati
restano disoccupati: il pezzo di carta ce l’hanno. Il fatto che vadano ad
aumentare le file dei disoccupati vi preoccupa forse di meno? No, certo, ma
sono laureati,e all’estero questo conta, lì una carta in più ce l’hanno.
Dobbiamo andarcene, ce lo dicono ogni giorno.
Ma,
allora, chiedere a un giovane quale sia il suo sogno non è forse crudele, se
poi, anche con lo studio, l’impegno, il metodo e le capacità, è altamente
improbabile che riesca a giungervi?
E
allora, cosa succede? Si ci deve accontentare.
Siete
già fortunati ad avere studiato quello che vi piace, si sente dire. Adesso
accettate un lavoro decente (ovvero, non poi così sottopagato e un minimo dignitoso)
e piagnucolate poco. Mi dispiace, ma non stiamo qui a piagnucolare, siamo qui a
cercare di evitare che ciò che resta di buono in questo Paese, finisca in
cancrena.
Martina