giovedì 25 giugno 2009

LETTERA SEMISERIA ALLA SINISTRA

Dopo 63 anni ininterrotti di amministrazione di sinistra, anche Prato cade.

La città è in sostanza divisa a metà, poco più di 1500 voti hanno, infatti, consegnato il comune al centrodestra; Il Presidente del Consiglio esulta e i suoi sostenitori annunciano che la caduta di una dei baluardi rossi porterà alla definitiva sconfitta della sinistra... e si parla addirittura di estirpare il comunismo (mah,no comment). Del resto, c’era da aspettarselo. La crisi economica, la concorrenza sleale della comunità cinese, l’immigrazione in generale hanno portato ad uno spostamento a destra dell’elettorato, che spera, probabilmente in vano, in un cambiamento. Se questo svolta ci sarà o meno dovremmo aspettare un po’ tempo, ma nel frattempo, è doveroso riflettere.

La sinistra ha sbagliato, ha dato quasi per scontato che nelle cosiddette zone rosse tutti votassero sempre e comunque a sinistra: per “carattere, indole, propensione personale, come se ci fosse un marchio che segna gli individui e li induce a scegliere una parte politica per un’influenza astrale se non corporea, addirittura genetica” (cito da “Sinistrati” di Edmondo Berselli).

Partendo dal presupposto che la maggior parte dei pratesi che ha votato Cenni, lo ha fatto per dare una svolta alla città, come si può sentir dire da Franceschini che è iniziato il declino della destra?! Va bene che dai risultati dei ballottaggi in tutta Italia la situazione tra PD e PDL è per lo più equilibrata, ma da qui a dire che abbiamo addirittura vinto, mi sembra un po’ fuori luogo ed è ovvio che così dicendo si offre alla maggioranza su un piatto d’argento battute del tipo: “Vorrei tutti i giorni perdere così”! Dovremmo invece chiederci il perché, un popolazione come quella pratese abbia deciso di buttarsi a destra. Cattiva amministrazione? Stanchezza dovuta alla crisi e all’immigrazione? Demagogia? Le domande e le risposte sono molte.

Noi sinistrati, che di sinistra siamo nati, dobbiamo chiederci il perché Berlusconi piaccia così tanto agli italiani, nonostante le vicende giudiziarie e le questioni immorali. Spesso siamo accusati di essere arroganti, di avere la presunzione di possedere la verità, ma ragazzi, fino a che non dimostreremo di essere realmente diversi, in pochi ci crederanno.

Re Silvio è indiscutibilmente un ottimo comunicatore, è un pubblicitario di se stesso, sa sempre che cosa dire e soprattutto come dirlo, utilizzando slogan, frasi ad effetto, sfruttando la scarsa libertà d’informazione e sminuendo il lavoro delle istituzioni, in primis degli organi giudiziari, ormai invasi da comunisti (?!), mentre la nostra parte bisbiglia, per non farsi sentire troppo da chi ha vicino, perché si sa, noi di sinistra abbiamo sempre idee diverse, ed ognuno vuol dire la sua. All’interno del Pd, a seconda di chi parla, sembra che ci sia una miriade di sinistre: gli ex comunisti, i cattolici, gli ex DS, gli ex DC, i Dalemiani, i Veltroniani ecc ecc. In pratica la cultura del PD è una miscellanea, creata appositamente per raccogliere consensi. Già, i consensi, peccato però che fino al momento in cui questi democratici, non capiranno che per fare un unico partito è fondamentale avere una linea unitaria, si vada poco lontano. In poche parole, si deve parlare con una sola voce, risultato delle decisioni prese all’interno dell’Assemblea, perché se non facciamo percepire alla gente il nostro pensiero, è impossibile avere solidità.
Smettiamola di attaccare Re Silvio sempre e solo sul personale, sulle veline, sui festini, seppur Palazzo Grazioli sia una residenza istituzionale (per chi non lo sapesse), diciamocelo: abbiamo stancato. Con questo non dico che non ci si debba occupare della questione morale, ma infondo se ci pensiamo, per coloro che l’hanno votato questo non è poi così fondamentale, del resto se così fosse, il voto non glielo avrebbero proprio dato! Già in passato aveva dimostrato di non essere uno “stinco di santo” e riflettendo su questo, rimembro un film di Matroianni “Signori e signore, buonanotte” del ’76:

Signor Ministro, mi consenta alcune domande per conto di Ti Gi Tre..."
"Purché si sbrighi, per favore."
"E' al corrente delle gravi accuse che le sono state mosse riguardo i fondi sottratti alle mense degli orfani? Si parla di duecento miliardi..."
"Certo. Certo che ne sono al corrente."
"Ecco, e non crede che sarebbe opportuno, in attesa di conoscere la verità, di dare le immediate dimissioni dalla sua alta carica..."
"Giovanotto! Dimettermi, mai! Questa sarebbe una mossa sbagliata."
"Lei vorrebbe dire che le sue dimissioni sarebbero un implicito riconoscimento delle accuse?"
"Ma no, no. Io non mi dimetto per combattere la mia battaglia da una posizione di privilegio. Dal mio posto posso agevolmente controllare l'inchiesta, inquinare le prove, corrompere i testimoni, posso, insomma, fuorviare il corso della giustizia."
"Onorevole ma non è irregolare? Dico contro la legge."
"Ah no, giovanotto! Io le leggi le rispetto e soprattutto la legge del più forte! E siccome in questo momento io sono il più forte, intendo approfittarne. E' mio dovere precipuo!"
"Ma... Dovere verso chi?"
"Ma verso l'elettorato che mi ha dato il voto per ottenere da me posti, licenze, permessi, appalti. Perché li spalleggi in evasioni fiscali, in amministrazione di fondi neri, crolli di dighe mal costruite, scandali, ricatti, contrabbando di valuta..."
"Scusi ma... Ma che cacchio sta dicendo?"
"Io sto dicendo che l'elettorato vede in me un prevaricatore. Se invece voleva scegliere un uomo probo, onesto e perbene, ma che dava i voti a me? Addio ragazzo..."


Ebbene, adesso che i tempi sono cambiati e la sinistra ha perso l’area sociale di riferimento, dobbiamo occuparci di fare proposte concrete, perché gli italiani vogliono fatti.
Sì, fatti, perché a livello nazionale stiamo navigando nell’astrattezza. La sinistra continua a vivere in chi ha ancora un forte desiderio di giustizia sociale, in chi crede in un’informazione libera, nell’uguaglianza, nell’equità di opportunità, nonché in uno stato laico. Tuttavia, al pensionato solo, al padre che non arriva alla fine del mese, al precario, non interessa esclusivamente la verità sui festini e la vitalità sessuale del Premier, a loro interessa avere un aiuto concreto; dobbiamo dare a queste persone delle certezze, degli aiuti effettivi, un sostegno anche morale, perché tutti hanno il diritto di SPERARE. La nostra risposta deve essere UNITA, DECISA E PRAGMATICA. E’ questa speranza, questa concretezza che dobbiamo dare al popolo italiano, per continuare a vivere con dignità e dare sicurezza ai figli. Dobbiamo dimostrarci come l’alternativa concreta e attenta ai problemi sociali, dobbiamo dimostrare di saper fare, di saper darsi da fare rimboccandoci le maniche e faticando, perché da sinistrata mi sono sempre battuta e ho sempre lavorato sodo e con passione per raggiungere i miei obbiettivi e non tollero che mi sia dato di fannullona, cogliona sì, ma non certo scansafatiche.

“La destra agita gli interessi, la sinistra le passioni”, ma i soldi sono una cosa seria e non si può continuare a schifarli basandoci su vecchie concezioni cattocomuniste, perché questo non sta bene ai più, dovremmo piuttosto soffermarci sulla concretezza degli aiuti, perché non è con la social card che è costata tantissimo allo stato che si risolvono i problemi, non era meglio un introito sulle pensioni, sui redditi o sui sussidi?! Certo, ma questo non sarebbe stato d’effetto! Oppure, spiegatemi il senso della Robin Tax, ovvero una tassa sui profitti congiunturali dei petrolieri, già peccato però che non ci sia alcun organo destinato a decidere se i profitti siano eccessivi! Insomma, un misto di demagogia, interessi e azione hanno portato la destra a vincere e se noi abbiamo perso è anche colpa nostra. La nostra carta vincente? La verità. Sì, ma non la verità degli spocchiosi e degli arroganti, ma la verità accompagnata da reali riforme, dall’attenzione ai media, perché nel precedente governo Prodi, pur depauperando il debito pubblico, l’unica cosa che arrivava alla gente era l’imminente disfatta gufata dalla destra e i dissidi interni con la sinistra più radicale, dobbiamo apparire compatti, nonostante per noi, che il 5’ potere non lo possediamo, sarà ancora più difficile. Ammiro tutti coloro che hanno avuto il coraggio di esporsi cercando di dare un nuovo slancio al PD raccogliendo, tra l’altro, numerosi consensi come la giovane Debora Serracchiani.

La nuova difficoltà della sinistra a radicarsi nel territorio, deriva proprio dalla distanza con la gente, quando invece la politica si dovrebbe fare in mezzo alla gente!
I progetti politici spesso appaiono vecchi, non solo per i suoi esponenti, ma anche per il loro modo di pensare, perché non è tanto l’età anagrafica a fare la differenza, ma il modo di agire. Senza aggiungere il fatto che spesso i politici di sinistra vengono etichettati come snob, una sorta di radical chic. Chiedetevi il perché. Noi giovani sinistrati siamo stufi di dover sostenere programmi esclusivamente anti-berlusconiani, vogliamo qualcosa di più costruttivo e concreto. In pratica Berlusconi va fermato, ma diversamente da come si sta cercando di fare adesso: insomma sembra di essere in un’ assemblea d’istituto in cui tutti dicono la loro e la maggior parte dell’uditorio non capisce più nulla.

“La colpa più grave? Non aver saputo capire come stava cambiando nel profondo la società italiana, quali erano le sue effettive priorità, come si poteva (e si doveva) tradurle in un coerente programma politico. E, di conseguenza, essersi baloccati troppo a lungo in un universo di illusioni autoreferenziali sino a precipitare nel baratro della sconfitta”.

Credere in una società multiculturale e multirazziale come forma di arricchimento non significa permettere TUTTO A TUTTI: “ Se c’è la globalizzazione, non vuol dire che sia accettabile la sporcizia sotto casa. Nel nome della tolleranza non si è obbligati ad accettare comportamenti ripugnanti da parte degli emigrati (e dagli italiani aggiungerei), giustificando la sporcizia o l’inadeguatezza civica con l’ingiustizia storica che ha privato il Terzo Mondo delle sue ricchezze e ha ridotto in miseria i suoi abitanti”. Su questo si deve essere il più chiari possibile, perché va bene agevolare l’associazionismo e l’integrazione, ma un minimo di rigidità e di regole è essenziale, altrimenti si finisce per sembrare non curanti ed indifferenti sul problema dell’illegalità, tematica fortemente sentita in questo periodo, pur tralasciando l’allarmismo demagogico sostenuto dalla Lega.
Concludo questo mio intervento con la speranza che presto, la situazione politica e sociale migliori. Mi scuso sin da subito per aver tralasciato molte tematiche, ma del resto si tratta solo di un pensiero generale nato da una grande passione e attenzione per la propria città e il proprio paese, una semplice osservazione dal punto di vista di una ventenne che crede fermamente nei valori della giustizia sociale e dell’eguaglianza.
Martina