mercoledì 18 giugno 2008

...

A SILVI*

“SACRIFICA I SUOI PROCESSI PERSONALI PER DARE PRECENDENZA A QUELLO DEGLI ALTRI”

(^_^’) ??
fin troppo generoso..
Del resto…
“E’ UN FATTO DI CIVILTA’ SOSPENDERE I PROCESSI NEI CONFRONTI DELLE ALTE CARICHE DELLO STATO MENTRE SONO IN CARICA”

Mi pare ovvio, no??

“STOP AI PROCESSI, VIA AL SALVA-PREMIER”
Lettera a Schifani: “Toghe di sinistra contro di me per la lotta politica”
Certo.. sono tutti comunisti questi magistrati.. tutti…
In realtà…
“IL PREMIER TEME UNA CONDANNA CHE LO ESCLUDEREBBE DALLA CORSA AL QUIRINALE”
Pure Presidente della repubblica?!


· “E’ un attentato alla Costituzione, vogliono solo l’amnistia mascherata”
(articolo di V. Polchi – tratto da Repubblica 17/06/08)
«Norme irrazionali e lesive della Costituzione». Tra chi il diritto lo applica o lo insegna, la bocciatura è netta: «Con gli emendamenti blocca-processi, si colpisce il principio della separazione dei poteri». Secondo i costituzionalisti, infatti, «il governo lede l´autonomia della magistratura e l´obbligatorietà dell´azione penale». […]
Al centro delle polemiche gli emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto sicurezza, presentati dai senatori Vizzini e Berselli del Pdl: priorità assoluta ai reati che destano allarme sociale e sospensione di un anno dei processi per gli altri reati commessi fino al 30 giugno 2002. «L´allarme sociale - sostiene Riccardo Chieppa, presidente emerito del Consiglio di Stato e della Corte costituzionale - è scatenato proprio da quei reati predatori, come rapina, scippo e furto che paradossalmente vengono ora esclusi dalle priorità».

E quindi?

· IL VERO VOLTO DEL CAVALIERE
(articolo di Ezio Mauro- Repubblica)
NEL mezzo della luna di miele che la maggioranza degli italiani (non io…) credeva di vivere con il nuovo governo, la vera natura del berlusconismo emerge prepotente, uguale a se stessa, dominata da uno stato personale di necessità e da un'emergenza privata che spazzano via in un pomeriggio ogni camuffamento istituzionale e ogni travestimento da uomo di Stato del Cavaliere. No. Berlusconi resta Berlusconi, pronto a deformare lo Stato di diritto per salvaguardia personale, a limitare la libertà di stampa per sfuggire alla pubblicazione di dialoghi telefonici imbarazzanti, a colpire il diritto dell'opinione pubblica a essere informata sulle grandi inchieste e sui reati commessi, pur di fermare le indagini della magistratura. [..]
In un solo giorno - dopo la strategia del sorriso, il dialogo, l'ambizione del Quirinale - Silvio Berlusconi ha chiamato a raccolta i suoi uomini per operare una doppia azione di sfondamento alla normalità democratica del nostro sistema costituzionale. Sotto attacco, la libertà di informazione da un lato, e l'obbligatorietà dell'azione penale dall'altro.
Per la prima volta nella storia repubblicana, il governo e la sua maggioranza entrano nel campo dell'azione penale per stravolgerne le regole e stabilire una gerarchia tra i reati da perseguire. Uno stravolgimento formale delle norme sulla fissazione dei ruoli d'udienza, che tuttavia si traduce in un'alterazione sostanziale del principio di obbligatorietà dell'azione penale. Principio istituito a garanzia dell'effettiva imparzialità dei magistrati e dell'uguaglianza dei cittadini.
La nuova norma berlusconiana obbliga i giudici a dare "precedenza assoluta" ai procedimenti relativi ad alcuni reati, ma questa precedenza serve soprattutto a mascherare il vero obiettivo dell'intervento: la sospensione "immediata e per la durata di un anno" di tutti i processi penali relativi ai fatti commessi fino al 31 dicembre 2001 che si trovino "in uno stato compreso tra la fissazione dell'udienza preliminare e la chiusura del dibattimento di primo grado". È esattamente la situazione in cui si trova Silvio Berlusconi nel processo in corso davanti al Tribunale di Milano per corruzione in atti giudiziari: con l'accusa di aver spinto l'avvocato londinese Mills a dichiarare il falso sui fondi neri della galassia Fininvest all'estero. Quel processo è arrivato al passo finale, mancano due udienze alla sentenza. Si capisce la fretta, il conflitto d'interessi, l'urgenza privata, l'emergenza nazionale che ne deriva, la vergogna di una nuova legge ad personam. [..]
Nello stesso momento, mentre blocca i magistrati e ferma il suo processo, Berlusconi interviene anche sulla libertà di cronaca. Il disegno di legge sulle intercettazioni presentato ieri dal governo, infatti, non impedisce solo la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche, con pene fino a 3 anni (e sospensione dalla professione) per il cronista autore dell'articolo e fino a 400 mila euro per l'editore. Le nuove norme vietano all'articolo 2 la pubblicazione "anche parziale o per riassunto" degli atti delle indagini preliminari "anche se non sussiste più il segreto", fino all'inizio del dibattimento. Questo significa il silenzio su qualsiasi notizia di inchiesta giudiziaria, arresto, interrogatorio, dichiarazione di parte offesa, argomenti delle difese, conclusioni delle indagini preliminari, richiesta di rinvio a giudizio. Tutto l'iter investigativo e istruttorio che precede l'ordinanza del giudice dell'udienza preliminare è ora coperto dal silenzio, anche se è un iter che nella lentezza giudiziaria italiana può durare quattro-sei anni, in qualche caso dieci.
Se il diritto di cronaca è mutilato, il diritto del cittadino a sapere e a conoscere è fortemente limitato. Con questa norma, non avremmo saputo niente dello spionaggio Telecom, del sequestro di Abu Omar, della scalata all'Antonveneta, della scalata Unipol alla Bnl, del default Parmalat, della vicenda Moggi, della subalternità di Saccà a Berlusconi, dei "pizzini" di Provenzano, della disinformazione organizzata da Pollari e Pompa, e infine degli orrori della clinica Santa Rita di Milano. Ma non c'è solo l'ossessione privata di Berlusconi contro i magistrati e i giornalisti (alcuni).
C'è anche il tentativo scientifico di impedire la formazione di quel soggetto cruciale di ogni moderna democrazia che è la pubblica opinione, un'opinione consapevole proprio in quanto informata, e influente perché organizzata come attore cosciente della moderna agorà.
Concluderei con il titolo di un noto film di Troisi e Benigni : NON CI RESTA CHE PIANGERE
PS: Ma che sia chiaro, questo non significa arrendersi.

2 commenti:

mina ha detto...

Non ci resta che reagire!!

Unknown ha detto...

Scusami davvero se per la mia prima visita in questo blog, che a colpo d'occhio mi affascina moltissimo, non mi soffermo sui tuoi contenuti ma ti segnalo piuttosto una petizione da firmare e da diffondere che parte da peacelink per un giornalista che per dire il vero è stato condannato a 8 mesi di reclusione con il preciso intento di intimidirlo e di bloccare la libera informazione nel nostro paese che sta diventando un regime fascista moderno.

saluti

indiano


COMUNICATO STAMPA DI PeaceLink

L'Associazione PeaceLink esprime la propria solidarietà a Carlo Ruta. Il giornalista siciliano è stato condannato a 8 mesi di carcere per aver ospitato sul suo sito http://www.accadeinsicilia.net (integralmente oscurato nel dicembre 2004) l'intervento di un ex funzionario pubblico di Ragusa. E' questo solo l'ultimo di tanti episodi che in questi anni hanno avuto l'obiettivo di intimidire e oscurare l'informazione indipendente. Episodi che hanno colpito tra gli altri, oltre a Carlo Ruta, Umberto Santino del Centro di documentazione siciliana "Peppino Impastato" e Marco Benanti, ex direttore responsabile del portale Erroneo.org.
PeaceLink sostiene l'informazione antimafia e il giornalismo coraggioso sin dagli albori delle sue attivita' nei primi anni '90, quando la rivista "I Siciliani" di Pippo Fava veniva diffusa da PeaceLink sulla proprie rete di BBS. Oggi PeaceLink ospita sul proprio sito web la "Catena di Sanlibero" di Riccardo Orioles, gia' collaboratore di Fava e cofondatore della rivista "Avvenimenti", e ha denunciato le persecuzioni legali che hanno colpito Carlo Ruta gia' nel settembre 2005, durante il convegno "Cyber-Freedom" al quale Ruta ha partecipato come relatore e testimone. Purtroppo questa testimonianza e' caduta nel vuoto, scontrandosi non solo con i bavagli mafiosi di chi ha tutto l'interesse a imbavagliare voci scomode, ma anche grazie al colpevole e complice silenzio dei salotti radical-chic di certa sinistra, dove sindacalisti, giornalisti, politici e intellettuali sono pronti a difendere a spada tratta Biagi, Luttazzi e Santoro, ma diventano colpevolmente silenti (e pertanto omertosi) quando il pugno del potere mafioso colpisce attraverso i tribunali chi lavora contro il malaffare e la criminalita' lontano dalle luci dei riflettori, dalle vetrine televisive e dalla ribalta del palcoscenico. Il convegno cyber-freedom è stato l'occasione per l'inizio di una proficua collaborazione tra PeaceLink e Carlo Ruta, che oggi collabora con il portale dell'associazione. In questi anni Carlo ha cercato di indagare e documentare tante vicende della Sicilia, spesso ambigue e oscure. E' un lavoro che espone a rischi importanti. L'Associazione PeaceLink intende quindi stringersi attorno a Carlo e al suo coraggioso lavoro.
FIRMA LA PETIZIONE PER CARLO RUTA
http://www.censurati.it/voxpeople/carloruta/