domenica 24 gennaio 2010

Vita vissuta

Nella frenesia tipica dell’ora di punta, in cui la vita sembra scivolare via ad una velocità impressionante, guardandomi intorno, la mia attenzione si posa sulla vetrina di un bar poco distante, tanto da poter leggere il menù del giorno, e proprio mentre scruto al suo interno, il mio sguardo si sofferma su una coppia di anziani.
Sono seduti ad un tavolo e l’uomo sta cercando degli spiccioli nel suo piccolo portafogli, mentre la moglie si massaggia una caviglia. L’espressione è dolorante, ma non appena il marito le rivolge uno sguardo preoccupato, sorride.
Ecco, è arrivato il cameriere con bevande e scontrino, mancano pochi centesimi per il totale, così l’anziano signore chiede gentilmente al giovane di guardare nella sua mano per indicargli la quantità giusta; Il ragazzo con fretta prende il denaro e si allontana.
Un bambino, giocando, cade davanti a me, così mi piego per aiutarlo e proprio mentre le lacrime stavano per sgorgare dai suoi occhioni verdi, con gentilezza gli dico che va tutto bene e il bimbo con gioiosa gratitudine riprende a giocare.
Appena il tempo di alzarmi e nuovamente cerco con velocità quel tavolino che tanto aveva attirato la mia attenzione. Riapro il libro e lascio che il vento sfogli le pagine.
Il sole è ancora caldo, nonostante l’estate sia finita e l’inverno si faccia avanti. Mi godo gli ultimi raggi non perdendo di vista l’anziana coppia.
Adesso stanno parlando con lentezza, nel frattempo l’uomo prende una penna e un piccolo foglio, mentre la moglie sembra che stia facendo un elenco.
E così, noto qualcosa che troppo spesso passa inosservato.
Lo sforzo di una mano segnata dal tempo, pesante e stanca, che a mala pena regge una penna, troppo piccola e scivolosa da tener ben salda tra le dita. Quell’atto così semplice e ordinario appare segnato dalla fatica e dall’indecisione della mente che si sforza, con silenziosa dignità, di ricordare come si scriva una parola, vaga, lontana, forse imparata su una piccolo quaderno, gelosamente custodito, ma ugualmente logoro perché portato nello straccio col quale si andava a lavorare nei campi, oppure, sì, quella nuova parola che ripetono sempre alla tv e che pare così semplice sulle labbra di chi popola quella scatola quadrata che spesso, purtroppo, riempie le loro giornate. E poi c’è la nuova generazione, iper tecnologica , che vive nella fretta e per la quale tutto è facile e scontato a tal punto da far temere nel chiedergli qualcosa, del resto “ Poveri cari, hanno già tanto da fare, e non voglio rubargli del tempo ”.
Dopo qualche minuto, l’elenco è terminato, piega il fogliettino e lo consegna alla moglie.
Entrambi si alzano, si rimettono il cappotto, e si dirigono verso l’uscita.
L’anziano apre la porta, la moglie gli stringe la mano e così, riprendono il loro lento cammino.
Solo dopo qualche secondo, al richiamo di un bimbo, i due si voltano con un sorriso bellissimo, illuminato da una inaspettata vitalità.
E’ proprio quel bimbo che poco prima era caduto davanti a me. Corre anche la madre, che lo segue preoccupata. Raggiunta la coppia, i tre si perdono un abbraccio e la madre rallenta sospirando.
Ormai è tardi, e il sole non è altro che una sfera infuocata al di là delle montagne, ma la sua luce è comunque sufficiente ad illuminare il cammino di quelle quattro anime che ora avanzano l’una di fianco all’altra.

Martina

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3 commenti:

Anonimo ha detto...

Mi piace questo testo. Penso che sia proprio nella vita di tutti i giorni che si nasconda la vera poesia.
Brava Marti.

p.s.: ho trovato una nuova motivazione al perché del nome de Bergerac: l'ho scritta in fondo all'omonimo brano in aggiunta al testo.
Come promesso avrei riferito!! :-)
p.s.2: devi però aver letto tutto il libro per capire il collegamento ;-)

Anonimo ha detto...

mi piace il tuo stile, molto bello davvero

Daniele Verzetti, Rockpoeta ha detto...

Un racconto dolcissimo che fotografa con lucida sensibilità l'sffetto nel tempo e la dolcezza suscitata dallo sguardo buono e sincero di un bambino

Mi permetto di linkarti sperando di non fare cosa a te sgradita.